Cerbaiona 2001 - Brunello di Montalcino
La storia del Brunello Cerbaiona, uno dei vini italiani più rappresentativi (e rosso dell’anno 2007 per Vini d’Italia del Gambero Rosso Slow Food), è la storia di un pilota d’aeroplani diventato produttore di vino: Diego Molinari, nato a Pavia, che ha oggi 75 anni, è una sorta di Saint Exupery del vino. Nel 1976 si è trasferito a Montalcino, dove ha cominciato a produrre un Brunello delizioso che accorda tradizione e finezza e coerenza al terroir. Un Piccolo Principe che parla un raffinato toscano...

Dicembre 2006

Il Piccolo Principe del Brunello

Nel 1980, cent’anni dopo la sua nascita, il Brunello di Montalcino è il primo vino italiano a ottenere la DOCG. Nel 1980 l’azienda vinicola “Cerbaiona” produce la sua prima annata di Brunello: solo una settantina di bottiglie, a causa di una terribile grandinata.

Il proprietario dell’azienda, Diego Molinari, e sua moglie Nora si sono trasferiti da Roma a Montalcino quattro anni addietro: a 45 anni, dopo 25 anni da pilota nell’Alitalia, Diego è andato in pensione. Così, figurandosi la gioia e la serenità della vita campestre, ha deciso di ritirarsi nel borgo della Toscana attorniato da boschi (mons ilcinus in latino significa monte dei lecci), e arroccato su un colle che domina il territorio circostante.

Scelta condivisa allora da diversi altri professionisti, artisti, industriali che si sono trasferiti presso Montalcino; giacché il ritorno alla campagna, ossia la fuga dalle città, è stato uno dei segni degli anni Settanta. Ed è proprio da tale ambiente vario e stimolante, creatosi nel borgo medievale, che sono venuti il successo e la fama mondiale del Brunello.

«Erano anni che Diego aveva in mente di far vino – racconta Nora – Ma è stato il destino che ci ha voluto a Montalcino. Stavamo per acquistare una grande tenuta presso Montepulciano, ma poi, per un caso, la tenuta è stata venduta ad altri. Quindi abbiamo comprato un podere più piccolo, Cerbaiona appunto, dove abitiamo da trent’anni, su questo colle di 400 metri ad est di Montalcino, sulla strada che porta a Torrenieri. È un podere di 14 ettari e mezzo: metà di cui a bosco di lecci, cerri, castagni, querce. L’altra metà l’abbiamo trovata coltivata a giardino e a uliveto; non c’era che qualche pianta di Moscadello e Sangiovese.

Ci ha affascinato la casa sulla cima del colle, con una parte colonica risalente al XVI secolo, e una parte padronale cui è annessa una piccola cappella, entrambe risalenti al XIX secolo. Però non abbiamo considerato bene la quantità di lavoro che ci sarebbe toccata: altro che vita bucolica. È stato necessario quasi un anno di ristrutturazione, e non poco denaro o pazienza. Frattanto Diego leggeva e studiava, andava a vedere le aziende vinicole d’intorno, s’informava: non ha mai voluto un enologo. Quindi abbiamo spiantato parte degli ulivi, spianando un fianco del colle, e abbiamo piantato vigna...»

L’azienda Cerbaiona ha oggi, in tutto, 3 ettari di vigna: metà di cui è iscritta alla DOCG Brunello, e l’altra metà è iscritta alla DOC Sant’Antimo. Il Sangiovese, cui sono dedicati 2 ettari e mezzo, è ovviamente il vitigno prevalente; soltanto con esso si fanno le circa 8.000 bottiglie annue di Brunello dell’azienda. L’altro mezzo ettaro di vigna è piantato con Cabernet Sauvignon, Syrah, Merlot, Malvasia Nera. Da essi, in uvaggio sempre col Sangiovese al 60%, l’azienda produce un vino IGT.

Il fianco del colle su cui è piantata la vigna è rivolto a est, verso un altro colle, quello di san Quirico d’Orcia, davanti al quale si mescolano i colori di cipressi, di calanche argillose e di poggi boschivi. Ma i filari verticali di Sangiovese, che digradano dai 400 metri ai 350 metri, sono rivolti a sud-est: dunque rimangono assolati per molte ore al giorno.

Il loro terreno si è formato dalla decomposizione di rocce originarie, in particolare galestro e alberese, ed è misto: talora con più argilla, talora con più arenaria o calcare, ma è sempre molto sassoso. È un terreno perlopiù magro, che non soffre la siccità pur avendo un buon drenaggio; tra i sassi penetra l’acqua delle piogge, assicurando umidità costante alle radici della vite che arrivano a circa due metri di profondità. E pur se l’area intorno a Montalcino non manca d’una buona media annua di precipitazioni, esse avvengono specialmente in primavera e in autunno. Pertanto il mese di settembre, così importante per la qualità delle uve, è non di rado fresco e asciutto. Presso il podere Cerbaiona poi non scarseggiano i venti, che favoriscono il buono stato dei grappoli di Sangiovese, impedendo gli attacchi di funghi o muffe.

«La maggior parte delle vigne è allevata a cordone speronato – dice Diego Molinari – Prima di piantarle, infatti, andai a spiare i vigneti dell’azienda madre del Brunello, la Biondi Santi».

Diego non usa erbicidi, insetticidi e funghicidi tra i filari. Da qualche anno usa pochissimo stallatico come fertilizzante, oppure dà del potassio e fosforo. Confida nella potatura delle piante e nel diradamento dei grappoli, arrivando a produrre 60 quintali di uva per ettaro.

«I miei chicchi non mancano mai di acidità – spiega Diego – come quelli nelle vigne delle aziende a nord di Montalcino, né mancano mai di concentrazione zuccherina, come quelli nelle vigne delle aziende a sud di Montalcino. La Cerbaiona sta quasi nel mezzo, beneficiando di entrambi gli aspetti positivi... Quanto alla vinificazione sono un autodidatta, ho imparato passo per passo. Per i grappoli raccolti uso ancora una pressa idraulica a gabbie di legno. Poi faccio la fermentazione in grandi tini di cemento pietrificato; raffreddo il mosto, se necessario, naturalmente: ossia apro delle grandi finestre che ho in cantina.

Lieviti selezionati non ne ho mai aggiunti; non faccio né filtrazioni né chiarificazioni. Ma non sono contrario alla tecnologia: mi avvalgo infatti di un termoconvettore nel caso si abbassi la temperatura in cantina e ci sia il rischio d’un arresto della fermentazione malolattica; e m’avvalgo pure di vasche in acciaio per fare i primi travasi dopo la svinatura. Il mio Brunello matura in botti grandi, da venti ettolitri, per tre anni o tre anni e mezzo. Non ho mai pensato d’usare barrique. Faccio diversi travasi nelle botti, poi il vino passa in bottiglia, dove resta per almeno sei mesi. È messo in commercio dopo cinque anni dalla vendemmia: come vuole il disciplinare di produzione».

E quantunque raddoppierà la produzione del Brunello, come ha voluto il disciplinare di produzione nel 1998, consentendo che gli ettari di vigna iscritta alla DOCG passassero da 1.250 a 2.000, Cerbaiona non ha mai voluto ingrandirsi. Questo per non rinnegare la propria identità che si riflette nell’eccellente Brunello prodotto: un vino longevo e tipico, di corpo e finezza, elegante e profondo al contempo.

Del resto un tale raddoppiamento della produzione di Brunello ratifica gli investimenti fatti, negli ultimi dieci anni, da grandi aziende nei vigneti presso Montalcino, ormai davvero costosi. Investimenti che non sembrano certo avere per scopo un ritorno alla vita campestre e bucolica.

I numeri di un mito
La più vecchia bottiglia di Brunello intatta è il 1888 della tenuta Il Greppo di Ferruccio Biondi Santi, cui va attribuita la paternità del Brunello, grazie all’esperienza del nonno Clemente Santi: fu selezionato in vigna un clone di Sangiovese, il Sangiovese grosso, da vinificare senza altre uve. Ma si pensi che già alla fine del Settecento si scriveva d’un vino di solo Sangiovese, prodotto sui già rinomati colli di Montalcino, invecchiato per circa 5 anni: ciò che prescrive l’odierno disciplinare di produzione.

Esso è stato riconosciuto DOC dalla legge nel 1963; nel 1967 è nato un Consorzio a tutelarlo. Si è passati da 29 aziende imbottigliatrici di 800 mila bottiglie nell’annata 1975, a 200 aziende imbottigliatrici di 6 milioni di bottiglie nell’annata 2005: per un fatturato odierno di oltre 140 milioni di euro. Il 50% delle aziende ha al più 3 ettari di vigna. Il 60% della produzione totale è esportato: agli Stati Uniti va il 25%, alla Germania per 9%, alla Svizzera il 7%, al Canada il 5%...

1997 Punteggio: 93 /100
Da questa annata, calda, Valerio Coltellini aiuta il suo amico Diego Molinari in vigna e in cantina: le macerazioni sono diventate più lunghe, come di netto testimonia il colore del vino che è d’un rosso rubino intenso. Al naso è molteplice ed offre sentori di lampone, confettura rossa, caffè, liquirizia viola, nota balsamica, nota minerale, accenni di volatile. Alla bocca è caldo e polposo, avvolgente, di singolare armonia. Finale di frutta secca in retronaso. Complessità e finezza. Molto lungo.

1999 Punteggio: 92 /100
La vendemmia è stata anticipata di due settimane in quest’annata, a Montalcino, che ha dato vini di grande carattere ed equilibrio. Rispecchia l’annata questo Brunello dal colore rubino, molto limpido e luminoso, con bordo chiaro. Al naso è ricco: s’intrecciano note di fiori secchi e frutti di bosco, marmellata, liquirizia, rosmarino, chiodi di garofano. Alla bocca entra largo e carnoso, energico, ma sempre molto fine per acidità e tannino. Chiude ampio con ritorno di fiori secchi in retronaso. Giovane e gustoso.

2001 Punteggio: 94/100
Il “rosso dell’anno” 2006 viene da un’annata con primavera e germogliamento precoci, colpiti da una gelata nella metà di aprile, da cui però il vigneto Cerbaiona si è salvato; l’estate secca e calda, frammezzata da una pioggerella opportuna, ha consentito l’abituale vendemmia alla fine del mese di settembre. Questo vino combina eleganza e complessità, profondità e finezza. Al colore è rubino, molto vivace e luminoso, con bordo chiaro. Al naso è variegato e davvero intenso, molto fine ed elegante. Alla bocca entra morbido e altrettanto fine, di corpo pieno ma ben equilibrato, ha una certa piacevole freschezza. Chiude preciso, con ritorno di confettura di lampone in retronasale. Delizioso e longevo.

( Fonte Gian Luca Mazzella- Gamberorosso )

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